Anziani e gioco: un problema annoso, di cui si parla ancora troppo poco ma i cui effetti possono generare ripercussioni anche molto gravi sia a livello sociale che a livello individuale. Sia che si tratti di azzardo “moderno” come il videopoker o del classico gioco a carte con puntate in denaro, se non riconosciuto il problema della ludopatia può segnare in modo irreversibile la vita del pensionato e di chi lo circonda.
Definito da alcuni una “tassa volontaria” che il giocatore impone a sé stesso, il vizio delle scommesse viene oggi fatto rientrare nella categoria delle “dipendenze comportamentali”: tendenze a ripetere una serie di azioni sulle quali si esercita un sempre minor controllo, alla ricerca di un senso di soddisfazione del tutto simile a quello connesso all’abuso di sostanze chimiche quali nicotina, alcol e altri stupefacenti.
Come per qualunque altra sindrome da dipendenza, anche la malattia del gioco ha radici nel bisogno di sfuggire a una causa di stress e malessere. Individuare tale causa e affrontarla in maniera corretta è un passo fondamentale per evitare che lo svago si trasformi in patologia.
I numeri dell’azzardo in Italia
Il gioco d’azzardo è molto diffuso in Italia, e un importante studio pubblicato ormai cinque anni fa ne rilevò già allora le forti problematiche legate alle fasce d’età più avanzata: fra Lotto, Superenalotto, gratta e vinci, slot machine e scommesse assortite, nel nostro Paese sono più di 500.000 i pensionati per i quali il gioco è diventato un problema.
Anche escludendo coloro che sono già scivolati nell’ambito della patologia, attualmente il 30% degli over 65 che si dedicano al gioco d’azzardo è a medio o alto rischio di sviluppare una dipendenza grave. Rischio al quale gli anziani sono particolarmente esposti in Liguria, dove una normativa regionale che regolamenti densità e limitazioni delle sale scommesse e slot continua a faticare a imporsi, al punto che la nostra Regione si è rivelata essere meta di “pendolarismo dell’azzardo” da parte degli scommettitori piemontesi (nel cui territorio vigono invece regole ben più ferree).
Il rischio, oltre che per la salute, è ovviamente anche di ordine economico. L’azzardo è un giro d’affari di oltre 90 miliardi di euro l’anno, e a giocare di più è spesso proprio chi non può permetterselo.
Anziani e azzardo, è l’isolamento la causa primaria
Raggiungere l’età della pensione solo per condannare sé stessi ad anni di debiti e ansie è certamente un controsenso da evitare con ogni mezzo a disposizione. Le cause del problema ludopatia sono tuttavia più familiari di quanto si possa pensare: nella maggior parte dei casi sono l’isolamento e la mancanza di socializzazione a spingere l’anziano a cercare attività che possano riempire tale vuoto comunicativo.
Come per molte altre problematiche della terza età, alimentare una fitta e attiva rete di contatti quotidiani è il primo passo per evitare gli effetti deleteri dell’assenza di vita sociale. Oggi più che in passato, è facile sentirsi soli anche in mezzo a una folla.
Calore e contatto umano possono essere una potente medicina, soprattutto con l’avanzare dell’età.