L’Italia è sempre stata un “vecchio” Paese, e non fa che continuare a invecchiare: l’ultimo censimento decennale Istat (2001-2011) ha rilevato un aumento dei centenari in Italia di oltre il 200% rispetto al decennio precedente. Insomma, vi sono più anziani e si è anziani più a lungo, al punto da necessitare modifiche alla stessa definizione di anzianità per venire incontro al continuo aumento della longevità.
Eppure, di tale fenomeno si sente parlare spesso solo per le sue ripercussioni sul sistema pensionistico e sanitario, con toni spesso emergenziali che non fanno che confermare un fatto noto: il nostro Paese non è sufficientemente attrezzato per gestire la propria popolazione “senior”. Un problema non solo burocratico e infrastrutturale, che affonda le proprie radici in un deficit sociale e culturale, nel modo in cui tutti noi ci rapportiamo agli anziani e al loro ruolo nella società.
La situazione può e deve cambiare, e il cambiamento passa soprattutto per il modo in cui l’invecchiamento è percepito e rappresentato.
Il ruolo sociale dell’anziano
Attorno al tema della vecchiaia aleggia ancora un’atmosfera di tabù, alimentata da un mercato dei consumi spesso orientato all’occultamento e alla negazione dell’anzianità. Chi è anziano non solo non vuole esserlo, ma nemmeno apparirlo: basti pensare all’enorme quantità di prodotti “anti-età”, o alla continua offerta di apparecchi acustici sempre più piccoli e invisibili per mascherare una “disabilità” della quale siamo ancora indotti a credere di doverci vergognare, perché (a differenza del bisogno di occhiali, condizione diffusa a ogni età) percepita come prerogativa della vecchiaia.
Ma bisogna davvero vergognarsi di essere anziani? Basta dare un rapido sguardo ai molti contributi degli over 70 alla società per rendersi conto dell’esatto contrario. Gli anziani:
- Rappresentano un inestimabile capitale d’esperienza, accumulato in decenni di impegno professionale e di crescita personale;
- Mantengono viva la memoria storica della società, e il ricordo di tradizioni e mestieri altrimenti in declino;
- Si occupano di nipoti e pronipoti, permettendo ai figli di dedicarsi al lavoro e svolgendo un ruolo fondamentale nell’educazione delle nuove generazioni;
- Svolgono attività caritatevoli e di volontariato, risultando spesso più impegnati in tali ambiti rispetto a ogni altra fascia d’età;
- Sono consumatori, spendono denaro e richiedono servizi, creando posti di lavoro e alimentando l’economia;
- Soprattutto, si occupano gli uni degli altri, contribuendo in maniera attiva allo sforzo assistenziale della società tutta.
In poche parole, gli anziani non solo non rappresentano un peso, bensì costituiscono un immenso patrimonio sociale di cui prendersi la massima cura.
Il futuro della terza età
Se le statistiche ci insegnano qualcosa, è che qualunque sia la nostra età attuale la vecchiaia sarà una parte sempre più lunga e importante di tutte le nostre vite. Darle la dignità e il rispetto che merita non è solo un atto di altruismo: è un investimento per il nostro stesso futuro.
Da più di 10 anni il Gruppo Votto Alessi offre un servizio assistenziale d’eccellenza, in cui la cura della persona poggia sulle solide fondamenta del calore umano e del rispetto dell’individuo. La terza età è solo un nuovo capitolo: noi siamo qui per aiutarvi a scriverlo.
Per maggiori informazioni, siamo a vostra disposizione tramite compilazione del modulo sottostante e al numero verde 800.686.928.