È uno fra i disturbi dell’umore più diffusi, ma al contempo uno fra i meno discussi: è il Disturbo Affettivo Stagionale (Seasonal Affective Disorder, o SAD). Identificato per la prima volta nel 1984, solo in Italia questo squilibrio interessa ben 3 milioni di persone, con un’incidenza fra le donne quattro volte superiore a quella maschile.
Tipicamente legato al periodo invernale (benché la diagnosi copra anche disturbi come la “letargia primaverile”), il SAD ha la particolarità di essere una patologia depressiva che si manifesta solo in specifici periodi dell’anno, in soggetti altrimenti sani. Ma in che cosa consiste esattamente, e come è possibile riconoscerlo?
Che cos’è il SAD e come si manifesta?
La causa principale del SAD nel periodo autunno-inverno è l’accorciarsi delle giornate: la minor quantità di luce influisce sulla produzione di neurotrasmettitori (serotonina) e ormoni (melatonina), alterando l’equilibrio chimico del cervello. Tale correlazione è confermata dal fatto che l’insorgenza del disturbo appare legata a un chiaro fattore geografico: più si vive distanti dall’equatore, più la popolazione ne è affetta, con picchi del 10% nei paesi scandinavi.
Ciò produce una serie di sintomi, quali:
- tendenza ad auto-isolarsi e a evitare occasioni di socializzazione
- perdita d’interesse nelle attività quotidiane e nei passatempi consueti
- irritabilità
- affaticamento e sonnolenza diurna
- calo del desiderio sessuale
- insonnia o, al contrario, eccesso di sonno (ipersonnia)
- cambiamento delle abitudini alimentari, in particolare aumento dell’appetito
In particolare, quest’ultimo aspetto è spesso legato a un maggior desiderio di carboidrati, zuccheri e caffeina, con possibile insorgenza di temporanei disturbi dell’alimentazione.
I rischi del SAD per gli anziani
La natura occasionale del disturbo è particolarmente insidiosa per i soggetti più anziani: l’improvviso manifestarsi di sintomi depressivi in un soggetto normalmente sano può cogliere di sorpresa i familiari e l’individuo stesso, facendo sì che la situazione sia affrontata in modo inadeguato o, peggio, non sia affrontata affatto.
L’anziano colpito da SAD e lasciato a sé stesso può sviluppare patologie ulteriori, fra cui i già menzionati disturbi alimentari, una scarsa cura di sé e del proprio ambiente domestico (con tutti i rischi che ne conseguono) e, in casi estremi, angoscia e tendenze autolesioniste. Evitare il più possibile l’isolamento è, come sempre, il primo passo per un’adeguata prevenzione.
Terapie e rimedi
Dal momento che le cause scatenanti del SAD non sono ancora del tutto chiare, non esiste una terapia univoca volta ad arginarne i sintomi. La correlazione con la minore esposizione luminosa nei mesi invernali ha tuttavia portato a buoni risultati nell’impiego di fototerapia con lampade “full-spectrum” che simulano la luce naturale, e nella prescrizione di integratori di vitamina D e antidepressivi.
Sorprendentemente, i migliori risultati si sono tuttavia riscontrati nella prescrizione di regolare attività fisica, meglio se in compagnia. Esercizio e socializzazione si sono rivelati un toccasana per gli anziani, soprattutto se abbinati a una costante attenzione medica: una combinazione infallibile per tenere a bada il malumore causato dalla stagione fredda.
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